Il delirio della leadership contemporanea

IL DELIRIO DELLA LEADERSHIP CONTEMPORANEA

Se sei della generazione dei baby boomers nato come me negli anni ’60 o giù di lì, forse ti ricorderai quando negli uffici imperversava “LA LEGGE DEL CAPO”. Generalmente era un foglio A4 stampato alla bell’e meglio e incorniciato alla buona che riportava i privilegi della leadership di quei tempi, di quando la leadership si chiamava ancora comando e il leader era per l’appunto… il capo!

”il Capo non legge, si informa, il Capo non mangia, si nutre; Il Capo non è mai in ritardo, è stato trattenuto, ecc.

Erano i tempi del grande Paolo Villaggio e il suo modello dell’italiano medio Fantozzi Rag. Ugo, con la sua grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere costituito. Purtroppo Paolo Villaggio non c’è più e, per fortuna, quei tempi sembrano definitivamente archiviati.

Al loro posto però è arrivata un’epoca dove sembra che ci sia paura ad affermare che esistono delle gerarchie anche laddove è pressoché impossibile che non ve ne siano. Le società di capitale in primis.

Personalmente non ci trovo niente di strano che in un’orchestra ci sia un direttore d’orchestra, un primo violino ecc. anzi, sono piuttosto convinto che se non fosse così sarebbe pressoché impossibile suonare della buona musica.

Non voglio dilungarmi a dissertare sui possibili motivi di questa “falsa democrazia apparente” che, a quanto pare, è molto di moda nelle aziende. Semplicemente, la trovo grottesca tanto quanto il succube servilismo del Rag. Ugo.

Ancora più grottesco è, a mio modo di vedere, pensare che – in un’epoca in cui un intero Paese, se non addirittura un intero continente, stentino ad esprimere anche solo UN vero leader – al contempo, nelle aziende, siano improvvisamente diventati tutti i leader di qualcosa!

Non solo, a quanto pare anche essere un manager è “out”, superato, fuori moda e basta dare un’occhiata alle mille infografiche “il leader fa così mentre il manager fa cosà” per rendersene conto.

Francamente, mi sembrano una riedizione in chiave contemporanea della legge del capo, solo che “la divinità” è cambiata, è diventata il leader che: non ordina, ispira; non comanda dà l’esempio; non impone, motiva ecc…

Oltretutto, a quanto pare, il leader dovrebbe anche essere (come minimo) un coach per la sua squadra, un’inarrestabile innovatore e un carismatico visionario.

Viene da chiedersi se tutti questi leader esistono davvero e soprattutto se davvero servono a qualcosa.

Se si prendessero seriamente queste indicazioni, e se davvero si cercasse di applicarle, avremmo le aziende impegnate a tempo pieno a ideare, elaborare, discutere, condividere, ispirare, motivare, ecc.

In altre parole, se in ogni singolo incarico di responsabilità in azienda c’è un leader e questo leader davvero si comporta “da leader” – come da più parti viene suggerito – chi lavora (sempre che sia sopravvissuto qualche “non leader” che deve ancora lavorare), quando lo trova il tempo per lavorare?

Un’azienda così sarebbe un delirio. Il delirio che potremmo definire “il delirio della leadership contemporanea”.

Se desideri confrontarti con alcuni aspetti fondamentali della leadership il mio invito è quello di utilizzare uno strumento di business-testing disponibile on line qui. Non ti dice se sei un capo o un leader :-) però ti fornisce delle chiare indicazioni del tuo indice di vitalità come leader e una mappatura delle aree di miglioramento per migliorare le tue capacità di guidare gli altri. Con semplicità e senza “deliri da onnipotenza”! ;-)