Leadership e creazione del valore economico

Leadership e creazione del valore economico

Il tema della creazione e della conservazione del valore nelle aziende contemporanee dovrebbe partire dal presupposto che i risultati vengono determinati dalle azioni e che queste, a loro volta, derivano dalle idee. Ne consegue perciò che, in assenza o carenza di risultati, le azioni siano altrettanto carenti o assenti e questo perché le idee, a loro volta, sono altrettanto carenti o assenti.

Questa sequenza idee, azioni, risultati – alla base della creazione e conservazione del valore e in apparenza così semplice e di una lampante ovvietà – ha in sé un elemento di criticità che, per un motivo o per l’altro, a molti non risulta altrettanto ovvio da osservare e men che meno semplice da risolvere.

Questo elemento di criticità sono le relazioni interpersonali all’interno delle aziende e, alla radice di questa criticità, una progressiva perdita di efficacia nella comunicazione intesa letteralmente come “l’azione di mettere in comune” e quindi di comprendere, condividere, convergere.

E quando viene a mancare la capacità di mettere in comune, comprendere, condividere e convergere le persone all’interno delle aziende si isolano, travisano gli altri e le loro intenzioni, nascondono le loro reali opinioni e – quasi inevitabilmente – divergono così dagli obiettivi.

In apparenza le idee sono condivise e le azioni sono di comprovata efficacia e concordate ma i risultati – gli unici che dicono sempre la verità – raccontano spesso tutt’altra storia.

Uno dei principali problemi della nostra economia è la polverizzazione dei settori produttivi in una miriade di piccole, piccolissime e micro aziende che, proprio a causa delle loro dimensioni, non riescono a dotarsi dei mezzi di innovazione, produzione e distribuzione adatti a competere in un mercato globale.

Uno dei principali motivi della polverizzazione dei settori produttivi – di cui non si parla affatto – è proprio il classico caso “all’italiana” la situazione che tutti sanno ma che nessuno affronta per ciò che è senza complicarla o girarci troppo intorno.

Le aziende nascono principalmente per scissione e le scissioni si determinano principalmente per effetto di problemi relazionali tra i soci, tra i soci e i manager e tra i manager e i responsabili.

Non sempre chi lascia un’azienda si lancia poi in un’avventura imprenditoriale, a volte, semplicemente, va a lavorare per un competitor pensando di risolvere in questo modo tutte o quasi le sue problematiche professionali. che invece, spesso – e a volte addirittura amplificate – si ripresentano anche nella nuova azienda.

Un paradosso collegato a questo fenomeno del turnover è che l’imprenditore, che in apparenza lo patisce, non si rende quasi mai conto che in realtà lo causa e ancora di più lo favorisce attraverso una politica scellerata di “dis-incentivazioni” che potremmo definire i “minimi comuni de-motivatori“.